Type de texte | source |
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Titre | Lezione della prosopopea |
Auteurs | Bonciani, Francesco |
Date de rédaction | |
Date de publication originale | 1578 |
Titre traduit | |
Auteurs de la traduction | |
Date de traduction | |
Date d'édition moderne ou de réédition | 1970 |
Editeur moderne | Weinberg, Bernard |
Date de reprint |
, p. 242
E nel vero se noi prendessimo ad imitare cosa del tutto diversa da quelle che sono state da’ nostri sensi comprese, noi ci affaticheremmo indarno, poiché elle non che altro mancano d’ogni qualità da farcisi palese. Nientedimeno egli è anche, dall’altro canto, manifesto che avendo noi varie cose conosciute, la fantasia nostra confonde talora le nature di esse, formandone una quanto al tutto diversa da tutte l’altre, ma simile nelle parti: e tali furono le chimere, i centauri e gl’altri mostri finti da’ poeti. Le quali cose, comeché non possano essere già mai di maniera che elle diventino materia dell’imitazione; poiché non si dice cotale imitazione essere di cose che sieno nella natura, ma di cose finte e immaginate. Onde noi veggiamo tutto giorno i nostri dipintori imitare con la loro arte le sirene, le sfingi e’ cerberi; e per ventura la guisa di pittura da noi chiamata “grottesca” è della medesima maniera, non potendosi negare che ancora ella non imiti in qualche modo, comeché ella ritragga cose impossibili, come è l’accozzare insieme membra di diversi animali e congiungerli, se ben le viene, con foglie et altre parti d’alberi, come si vede; né guari da questa lontane son quelle pitture de’ Fiamminghi che noi “sogni” addomandiamo.
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